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“La leggenda del Grande Inquisitore”
“LA VERTIGINE DELLA LIBERTA'”
Riduzione teatrale di Guido Mezzera
del capitolo “La leggenda del Grande Inquisitore”
da “I fratelli Karamazov” di Fedor Dostoevskij
Settantacinque minuti di spettacolo teatrale che incollano gli spettatori al palco perchè ciò di cui si ragiona non è materia da poco: si parla di libertà. L'occasione è la piéce in cui Guido Mezzera, il regista, propone una sua versione del capitolo più famoso de “I fratelli Karamazov” di Fedor Dostoevskij, capitolo solitamente conosciuto con il nome “La leggenda del Grande Inquisitore”.
Dopo quindici secoli dalla morte, Cristo fa ritorno sulla terra. Non viene mai menzionato per nome, ma sempre chiamato indirettamente. Pur comparendo furtivamente, viene misteriosamente riconosciuto da tutti, il popolo lo riconosce e lo acclama come Salvatore, ma viene subito incarcerato proprio per ordine del Grande Inquisitore, "... un vecchio di quasi novant'anni, alto e diritto, con il viso scarno e gli occhi infossati, nei quali però riluce una scintilla di fuoco..." fa arrestare Gesù e subito dopo si reca presso di lui nella prigione in cui è stato rinchiuso esordendo con queste parole: "Sei tu? Sei tu?" Non ricevendo risposta, aggiunge rapido: "Non rispondere, taci! E poi, che cosa potresti dire? So anche troppo bene quel che diresti. Ma tu non hai il diritto di aggiungere nulla a quel che già dicesti una volta. Perché sei venuto a infastidirci"? Questo "Perché sei venuto a infastidirci"? è il refrain martellante di tutto il testo del grande romanziere russo e analogamente dello spettacolo, perchè ricorda all'uomo che è libero. Perché il vero dramma della vita - e in questo l’Inquisitore dice il vero - sta proprio nell’esercizio della libertà che ciascun uomo possiede.
Nella riduzione teatrale ci sono dei dialoghi in cui appare impressionante l’attualità di quello che viene descritto, di quello che viene profetizzato. La centralità del tema della libertà, insieme all'attualità degli argomenti affrontati, caratterizzano e danno grande valore a questo spettacolo, che diventa una provocazione personale in cui ciascuno viene chiamato a ricercare delle risposte, o anche soltanto a porsi delle domande.
La scelta di una rappresentazione del tutto essenziale, caratterizzata da una scenografia volutamente spoglia e priva di riferimenti storico ambientali, arricchita da brevi interventi musicali di Mahler, Prokofiev , Shostakovich, commentata e sostenuta da immagini pittoriche di arte sacra di fattura contemporanea, trova ragione nello scopo primario di questo spettacolo: parlare di libertà, attraverso il genio e le parole di Dostoevskij, rivolgendosi direttamente, senza nessuna possibile distrazione, a chi è ancora disposto a ragionare del significato del vivere.
Il regista ha colto nel segno tanto che a conclusione dello spettacolo in provincia di Piacenza, è accaduto qualcosa di insolito: dopo che le luci del teatro si sono accese, la gente si è alzata dalle poltrone ma non è andata via. A gruppetti di dieci, quindici persone, si sono messi tutti a parlare della libertà, pochissime persone se n'erano andate, gli altri parlavano tra loro e non di politica, di lavoro o di week end: parlavano della libertà.
Qui un estratto dello spettacolo andato in scena al Teatro Verdi di Fiorenzuola d’Arda (PC) il 18 maggio 2019
- Leggi qui la presentazione dello spettacolo