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Bergamo: Una testimonianza più forte del male
Incontro con padre Pierbattista PizzaballaL'Associazione "Bergamo Incontra" ha organizzato l'incontro dal titolo: "E' possibile una testimonianza più forte del male? Dal dramma del Medio Oriente un'esperienza che sfida anche noi". Attraverso la testimonianza di padre Pierbattista Pizzaballa, abbiamo scoperto l’esperienza che le popolazioni del Medio Oriente stanno vivendo e come la loro drammatica testimonianza rappresenti un contributo per vivere più intensamente la nostra vita e la nostra quotidianità.
Il convegno con padre Pizzaballa ha aperto il nuovo ciclo di incontri che quest’anno l’Associazione "Bergamo Incontra" intende proporre durante l’anno, a partire da ottobre, e che culmineranno nella tre giorni di inizio estate.
Attraverso questi gesti semplici desideriamo continuare il cammino di scoperta di che cosa vuol dire essere presenza dentro la società, che cosa genera una umanità nuova e “fertile” e che cosa è quella novità che, accadendo ora, cambia
il mondo. Quello che ci interessa è proporre iniziative e incontri che siano utili e cambino innanzitutto noi, perché siano davvero contributo anche per gli altri.
(Associazione Bergamo Incontra)
Cronaca dell'incontro
"La nostra meta non è Itaca" di Martina Liut (da Tracce.it, 16/10/2015)
«Il male non è l’ultima parola». A dirlo, ieri sera a Bergamo è stato padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, durante l’incontro: "È possibile una testimonianza più forte del male? Dal dramma del Medioriente un’esperienza che sfida anche noi". Come è possibile affermare questo, con grande serenità, davanti ai fatti dolorosi che, anche negli ultimi giorni, vessano questa terra?
Oltre settecento persone hanno partecipato all’evento di Bergamo Incontra, l'associazione che da nove anni racconta realtà che testimoniano una passione per l’umano e il vero, un modo di vivere le sfide cui l’uomo è chiamato, sia nella quotidianità sia nelle grandi svolte della storia.
«Per i cristiani non è importante essere in tanti, ma avere qualcosa da dire», ha affermato padre Pizzaballa. «Siamo pochi, ma non siamo irrilevanti nel cuore della società. La presenza cristiana in Medioriente è storica. Da duemila anni, nonostante tutte le guerre e le difficoltà, è parte integrante dell’identità di quella terra e garante di pluralità e di libertà di coscienza. Anche se ormai siamo l’1% della popolazione, la scomparsa di noi cristiani sarebbe segno dell’impoverimento di quel territorio e della vittoria del fondamentalismo». In Medioriente ci sono cristiani che sono capaci di vivere dentro il dramma di una situazione terribile senza rinunciare a ciò che dà consistenza alla loro esistenza.
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