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Cernusco sul Naviglio (Mi): Vive come l'erba
Presentazione del libro con Marta dell'AstaIl Centro Culturale "Newman" ha organizzato la presentazione del libro di Marta Dell'Asta, Giovanna Parravicini, Angelo Bonaguro, Vive come l'erba, storie di donne nel totalitarismo (La Casa di Matriona 2015).
E' intervenuta Marta Dell'Asta, direttore della rivista La Nuova Europa
Cronaca dell'incontro
Serata del Centro Culturale “J. H. Newman” con Marta Dell’Asta
Otto donne vissute nell’URSS e in Cecoslovacchia – quando ancora si chiamavano così – quasi sconosciute nei loro paesi d’origine, non famose, non autrici di gesti eroici. Hanno vissuto la propria vicenda umana con intensità e con pienezza, in circostanze difficili se non tragiche: nel totalitarismo. Che è come dire distruzione dell’io controllato dal Potere fin nei gesti più minuti, appiattito privato della speranza. Questo ci raccontava in Biblioteca Civica lunedì 12 ottobre Marta Dell’Asta, coautrice del libro Vive come l’erba: “In Russia di vite interessanti ce ne sono a bizzeffe, sono troppo belle, non possiamo non raccontarle!”.
Mentre si dipanavano le storie di Ekaterina e di Kommunella, di Dagmar e di Ol’ga, accomunate dalla passione per la bellezza, dallo stupore per la vita, dalla capacità di cogliere il bene fin dentro il Gulag, fino ad affermare: “Nel lager esiste la bontà”, e a organizzare Corsi clandestini di filosofia e di arte nei bagni della prigione, una domanda si faceva strada nella mente degli astanti. “Oltre a far conoscere queste vite meravigliose, non siamo chiamati a ricordare anche i milioni di vite annientate, nei Gulag e nei lager, nelle carestie staliniane e nei genocidi, perché non si perda la memoria storica e l’ideologia sia giudicata in tutto il suo orrore?” In una parola, memoria del bene e anche del male? Si è giunti qui al nocciolo della questione. Nella sua risposta, Marta Dell’Asta ha dato atto che le due cose procedono assieme, non si possono separare. Niente ci rende così fragili come il non sapere, e oggi la rinascita in Russia del mito di Stalin (visto come grande condottiero) è dovuta a effettiva ignoranza storica. Tuttavia la semplice condanna del male, man mano che ci allontaniamo dai fatti storici, si banalizza. Quanti milioni di morti ha provocato Stalin? 20-40-50? Diventano astrazioni se non sono rivissuti in storie personali. Ad esempio V. Grossman in Vita e Destino ci ha raccontato gli orrori del lager e della guerra attraverso la carne di persone vive. Vedere soltanto il male non basta, uccide la speranza, la fiducia nell’uomo. E uno non può vivere di questo. La coscienza del male si deve accompagnare con la memoria dei Giusti: anche gli Ebrei hanno scelto di cercare questi personaggi carichi di amore per uscire dal vicolo cieco della disperazione della Shoah. E la memoria del piccolo bene passa attraverso di noi, anche noi dobbiamo raccontare le nostre storie cariche di miracoli e di gesti d’amore.
(Centro Culturale “J. H. Newman”)